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Unione Europea: la dipendenza dalla libertà
Unione Europea? L’unione dei paesi europei è nata con la visione di lasciarsi alle spalle e di superare le tragedie della storia, allontanando definitivamente la guerra dal proprio destino. La risoluzione di ogni conflitto di origine e modo viene raggiunto solo con la legge e non con le armi e la legge è l’espressione più viva della libertà che aspiri il popolo saggio e sovrano.
Una mera visione, nobile e cara agli uomini di buona volontà che amano ogni prossimo come se stessi. Ma i più grossi e amari conflitti, di già nel tragico teatro balcanico, pervengono a dir poco sommessi dalle ferite riportate. Dai popoli dell’est che per lunghi e freddi anni sono stati sottomessi a quel regime sovietico, rispolverato e riadattato al più moderno concetto di sovranità sociale che ad ogni modo o maniera. Oscurante al vero significato che invece assume, perché più facilmente oggi sputtanabile dal veloce tamtam dei media, a dir del vero, c’è un solo regime a cui fanno capo, non scomparso che è e rimane: “la tirannide”.
Unione Europea e la scacchiera internazionale
L’Unione Europea non pensava che negli scacchieri globali, dove la guerra sarebbe rimasta confinata in teatri lontani, se la sarebbe ritrovata, in un batter d’occhio, alle porte di casa. Notevole la caduta dell’adottato modello politico-sociale che ritiene la globalizzazione economica quale indotto positivo per la pervasività della tecnologia e del commercio. Tale da generare interdipendenze economico finanziarie dove il ricorso alla guerra rende solo costi insostenibili per tutti.
L’opinione pubblica europea, da un altro punto di vista non meno illusorio, nutrita da settanta anni di pace, ha rinforzato l’ambizione che la “fortezza Europa”, potesse isolare, proteggere, immunizzare e perseguire lo sviluppo economico, peraltro incurante degli impatti ambientali e delle sue conseguenze, facendo leva su una sorta di “neutralità” geopolitica sotto l’ombrello della NATO e della potenza americana.
Una convinzione derivante sai successi sociali
Questa convinzione, suffragata dai successi sociali e competitivi economici negli ultimi 20-30 anni, faceva apparire la scaramuccia “Russia-Ucraina” una inverosimile illusione ottica, alla stregua di un derby di calcio, per cui l’invasione, la guerra, non era nel campo delle possibilità in quanto frutto di un processo di rimozione collettiva che ha riguardato tutti nessuno escluso.
C’è da dire però che se la Russia è il più grande esportatore mondiale di petrolio e grano, l’UE è il suo principale partner commerciale. L’Europa nel suo complesso di stati importa il 40% del gas naturale e il 25% del petrolio, costituendo una grossa e significativa parte delle entrate dello Stato russo.
L’aggressione contro l’Ucraina, non solo, stupisce per la sua oscena brutalità, ma sfida uno dei dogmi dell’economia di mercato, secondo cui gli interessi economici condivisi tra le nazioni possono far prevenire le guerre. Con questo siffatto evento, invece, decade ogni primaria convinzione dell’UE; ossia quella della “motivazione economica”, nel credere, cioè, che gli uomini sacrifichino i loro istinti bellici ai loro interessi di libertà.
Caso Ucraina autocrate russo
Nel caso ucraino, in cui l’autocrate russo non si preoccupa di rovinare economicamente il suo paese, di distruggere le città di quella che egli stesso reputa una nazione sorella, non si concepisce il perché della “sua” guerra e anche del come nessuna considerazione economica è arrivata a inibire la sua decisione di invadere l’Ucraina. Risultano prevalere la pulsione di ricreare l’impero russo, ammantato da ideologismi di riunificazione e, qui, “La Tirannide” incombe…ma nel 2022 possa mai essere possibile?
Le parole della Segre echeggiano, nitide e sprezzanti di critica, con una vibrazione incredula, tipica di chi ha sofferto le vere e pesanti ferite riportate da un passato remoto che si rimanifesta incredibilmente invece, in un attuale, improvviso, inaspettato ritorno alle passioni nazionaliste, populiste, religiose e quant’altro di scopo di falsa morale da trarsi da un passato terribile della storia dell’uomo.
Unione Europea: bilanciamento politico economico
Ma ci sarà una tendenza da perseguire, affinché l’Europa possa portare un riparo al proprio ruolo essenzialmente equilibrato dal bilanciamento politico-economico, in un modello meno timido e più determinato nelle relazioni di potere. C’è voluta l’aggressione all’Ucraina perché il concetto di “sovranità strategica “, venisse in primo piano assieme a quello di “difesa europea”. L’UE sta mostrando, anche se con modalità non strutturate, la ripresa di una presenza strategica. Le sanzioni, tuttavia, non indeboliranno il potere di Vladimir Putin, e nemmeno quello dell’assistenza militare che è invece un pericolo fattivo.
Siamo chiari l’assenza di una soluzione negoziata, permetterà comunque alla Russia di occupare o annettere l’Ucraina o sue parti con repressioni di serie stalinista. La resistenza ucraina combatterà e avrà punti di appoggio dall’UE, auspicabilmente con il suo ingresso nell’UE, dove tutti cooperano per la tenuta del sistema quando è minacciato, perché lavorano per la loro stessa libertà ed è quella stessa libertà che ne crea la necessaria dipendenza.