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Recovery Fund Parlamento Europeo

Recovery Fund: accordo, vantaggi e svantaggi?

Per l’accordo sul Recovery Fund, il nostro paese otterrà ben 209 miliardi di euro su una dotazione complessiva di 750 miliardi. Resta il fatto quindi che siamo tra i maggiori beneficiari del piano approvato dal Consiglio europeo.

Bisogna però fare alcune considerazioni.  Una parte di questi 209 miliardi, € 127,4 miliardi , sarà erogata sotto forma di prestiti. La restante parte, € 81,4 sarà concessa tramite sussidi svincolati da interessi (i cosiddetti contributi a fondo perduto).

Per cui, capiamoci, l’Unione europea non “regalerà” questi soldi, ma li subordinerà ad alcune condizioni specifiche.

In primis l’esame sui Piani di Sviluppo che ogni stato europeo predisporrà, si svolgerà sulla base di alcuni criteri specifici. Criteri precisati proprio all’interno delle conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo.

Recovery Fund: incipit

Ne ricordiamo l’incipit. “Nella valutazione, il punteggio più alto deve essere ottenuto per quanto riguarda i criteri della coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese, nonché del rafforzamento del potenziale di crescita, della creazione di posti di lavoro e della resilienza sociale ed economica.

Anche l’effettivo contributo alla transizione verde e digitale rappresenta una condizione preliminare ai fini di una valutazione positiva.

Quindi già in questo semplice passaggio il Consiglio europeo, mette in luce quali saranno le richieste dell’UE all’Italia e agli altri Stati per ottenere i soldi del Recovery Fund.

A ricordo, ancora, l’Unione europea aveva ripetutamente formulato delle specifiche raccomandazioni a Roma. Era stato, infatti, consigliato di evitare di invertire il percorso di riforme avviato negli ultimi anni.

Un contesto che non siamo stati convinti e abbiamo pagato a suon di “SPREAD”; che appunto lievitò significativamente quando si determinò il sistema pensionistico e all’approvazione di Quota 100.

In tal senso Bruxelles potrebbe chiedere sia la riduzione delle pensioni elevate non corrispondenti ai contributi versati, sia un freno alle uscite anticipate con relativo taglio delle spese.

E il fronte lavoro?

Sul fronte lavoro, invece, l’UE potrebbe ricordare all’Italia la necessità di potenziare le politiche attive e sociali. Con l’obiettivo di ridurre le differenze di genere e di età, oltre che l’esigenza di eliminare il sommerso. Focus anche sul secondo livello di contrattazione, da rafforzare.

Anche la sanità italiana finirà inevitabilmente sotto la lente dell’Unione europea: il coronavirus, d’altronde, non ha fatto emergere le tante esigenze per un maggiore potenziamento del settore.

Appare proprio inevitabile che la probabilità di ottenere i soldi del Recovery Fund, Roma dovrà limare le differenze esistenti a livello regionale (in termini di efficienza ed efficacia del SSN). Incrementando al contempo l’assistenza domiciliare, nonché sarà fondamentale provvedere al miglioramento sul coordinamento di spesa fra livello centrale e locale.

Neanche fisco e giustizia saranno, esentati dall’esame di Bruxelles. Nel primo caso chiederà di ridurre la pressione sul lavoro e le agevolazioni. Nel secondo ricorderà all’Italia la necessità di accorciare i tempi dei processi.

Non mancheranno poi i riferimenti alla Pubblica Amministrazione che dovrà essere resa più efficiente anche grazie a un progressivo processo di digitalizzazione.

Ecco dunque quali saranno, secondo la nostra mite convinzione, le richieste dell’UE per sbloccare i soldi del Recovery Fund destinati all’Italia. Ora toccherà al governo Conte stilare il Piano Nazionale di Riforme.

Probabile una manovra Shock?

S’intende che, in tal senso, se qualcuno volesse fare una manovra Shock contraria alle idee di fondo del RECOVERY, allora tra mancato riconoscimento dei nostri programmi dal Consiglio d’europa e conseguentemente, anche potenzialmente falcidiati con l’arma dello Spread, come subimmo, facendo arricchire i già ricchi e più intelligenti paesi “FRUGALI”, ci possiamo soltanto RICOVERARE.

Ciò spiega anche perché questo governo composto suddito del sistema finanziario europeo e italicamente poco sovrano, dovrà drammaticamente continuare a governare. E tenuto conto di quanto viene detto quando si precisa che la sovranità di uno stato appartiene al suo popolo, forse qualcosa di buono ci sarà.

Unendo tutte le teste di sinistra, di destra, di sopra e di sotto, anche di centro, che sussistono implacabilmente nel nostro dilemma sociale che chiamiamo POLITICA.

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